Il Progetto

L’espressione patrimonio culturale immateriale è entrata di recente far parte del linguaggio corrente e il suo contenuto è divenuto oggetto di particolare e allargato interesse. Nell’art. 2 della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco del 2003, esso è infatti definito come: «le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana».

In Italia il concetto dell’esistenza di beni culturali immateriali si sia consolidato all’interno delle discipline demoetnoantropologiche (DEA), attraverso una specifica metodologia di ricerca e di documentazione applicata a saperi e a pratiche trasmessi essenzialmente per via orale e gestuale. Una gran parte dei beni DEA è infatti caratterizzata da immaterialità (canti, letteratura orale, riti, feste, saperi, ecc.), che è possibile cogliere soltanto in esecuzione, attraverso l’osservazione, il rilevamento e la documentazione audio-visiva in cui se ne fissa la memoria. Proprio in virtù di tale specificità è stato sviluppato, dalle discipline DEA, un preciso approccio ai beni culturali immateriali che si è andato perfezionando nel tempo.

Finora però il territorio del Cicolano non è mai stato oggetto di una ricerca organica e completa in questo settore.

Per tale motivo, si propone un’azione suddivisa in tre fasi: ricerca, catalogazione, trasferimento al pubblico:

Fase di ricerca

  • realizzare un’attività di ricerca di quanto riguarda il Cicolano attraverso la consultazione di fonti catalografiche, a stampa, manoscritte, sonore, visive, multimediali, contenute in archivi, musei, biblioteche, centri di documentazione e in particolare presso i seguenti istituti culturali pubblici e privati;
  • Effettuare una campagna di rilevamento diretto sul campo intervistando ad hoc le persone originarie o residenti nel territorio del Cicolano con più di 70 anni di età;

Fase di catalogazione

  • catalogare quanto raccolto secondo gli standard catalografici elaborati dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione www.iccd.beniculturali.it. L’adozione di pratiche comuni costituisce, infatti, il presupposto necessario per la condivisione delle informazioni fra i molti soggetti (pubblici e privati) che operano nel settore dei beni culturali, per realizzare il catalogo del patrimonio previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D Lgs 42/2004 e s.m.i., art. 17). Cf. in Roberta Tucci, Le voci, le opere e le cose. La catalogazione dei beni culturali demoetnoantropologici, Roma, Istituto centrale per il catalogo e la documentazione – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, 2018, pp. 279-302;
  • conseguente creazione di un’unica base dati ove raccogliere schede e documentazioni consentendo un’articolata ricerca incrociata secondo vari parametri e offrendo anche la possibilità di scaricare i diversi files.

Fase di trasferimento al pubblico

Utilizzando con metodi scientifici il materiale raccolto e catalogato si provvederà a:

  • creare un sito web sul patrimonio culturale immateriale del Cicolano;