L’UNESCO riconosce il patrimonio orale ed immateriale della comunità, ossia il complesso costituito dalle tradizioni, dalle arti dello spettacolo, dalle consuetudini e dagli eventi rituali e festivi e dall’artigianato, come patrimonio stesso dell’umanità. Sul territorio di Pescorocchiano sono state condotte al riguardo diverse ricerche di taglio antropologico. Sia il giornalista Gino D’Angelo nel 1938, che l’antropologo Alberto Maria Cirese nel 1951 colsero la realtà arcaica che contraddistingueva la zona e percepirono allo stesso tempo i forti cambiamenti in atto.
Il tempo e le mutate situazioni socio-economiche hanno infatti fatto da filtro e dal mondo del passato sono state ereditate alcune tradizioni culturali che oggi si presentano quasi come simbolo del territorio.
Tra esse spiccano: la suggestiva Pantasima, un fantoccio con girandole di fuochi pirotecnici che un ballerino aziona dall’interno facendolo ballare solo dopo averlo vinto in un’asta e intorno alla quale si scatena una ronda di bambini, uomini e donne al ritmo di tarantella napoletana;
i canestri riccamente addobbati con fiocchi multicolori, fiori, pasta lunga e particolari tipi di pane che si portano in dono agli sposi prima delle nozze con un simpatico e allegro corteo;
il Carnevale degli Zanni, nel quale una compagnia di persone interpreta realmente una maschera diversa e il Turco, il Guerriere e lo Zannone, si sfidano per la Conquista del Castello facendosi domande a vicenda per vincerne il bottino, ossia il rinfresco offerto dalle famiglie;
un ricco repertorio di canti e stornelli spesso accompagnati dal suono di organetto o di fisarmonica;
i balli tradizionali della saltarella e della quadriglia con movenze caratteristiche e briose;
il folclore militare con i canti degli alpini comunissimi perché era zona di reclutamento alpino;
il gioco antico della morra dove ci si fronteggia gettando le dita con massima velocità e ritmo cadenzato.
Ci sono poi tutte le occasioni di festa collegate alla forte devozione religiosa popolare:
una fitta rete di feste patronali estive in onore del locale santo protettore, con la presenza immancabile delle esecuzioni della Banda musicale, spari pirotecnici diurni e notturni spesso sfarzosi, gli onori ai 19 monumenti che ricordano gli oltre 200 caduti in guerra del comune di Pescorocchiano alla presenza delle autorità e di militari in congedo;
giuochi per bambini e tornei di briscola per gli adulti e dappertutto una serena ospitalità; la festa patronale invernale di S. Lucia di Gioverotondo con una toccante veglia di canti e preghiere aperta a tutti all’interno delle case del festarolo per due notti di seguito;
la festa della Santissima Trinità presso il Santuario Vallececa con concorso di decine di compagnie dei paesi limitrofi con i loro stendardi e il pellegrinaggio a piedi verso il più lontano Santuario di Vallepietra, uno dei più lunghi e faticosi d’Italia, con circa 90 chilometri da percorrere in soli due giorni di cammino e il bivacco notturno sotto alla splendida immagine sotto la rupe.